Il caimano rassegna le dimissioni. Festa in piazza del Quirinale e caroselli per il centro della capitale. Felicità di anziani, giovani, perfino bambini, finalmente liberi da un grottesco massone a cui è stato permesso di manipolare la mente degli italiani <<facendo emergere i loro peggiori istinti>> (cit. Eugenio Scalfari) soprattutto grazie al possesso delle tre più importanti reti televisive commerciali caratterizzate esclusivamente da programmi e telegiornali spazzatura, a cui è stato permesso di ridicolizzare le istituzioni pubbliche italiane nominando le sue concubine ministri, consiglieri regionali, deputati e così via, dando dei comunisti ai giudici della Corte Costituzionale, al Presidente della Repubblica, ai giornali che si azzardavano a dissentire dalle sue “idee”, a cui è stato permesso di far ridere l’Europa e il mondo intero di noi italiani, capaci di vivere per 17 anni sotto un regime (il primo accostamento di Mr. B. a Mussolini è opera del suo grande alleato Umberto Bossi) che ci ha accompagnato nel baratro senza neanche doverlo mascherare, ma apertamente, platealmente e volgarmente. Tutto ciò è successo ieri, ieri era il giorno di festeggiare per questa liberazione, oggi è il tempo di riflettere, per molti di cominciare a pensare nel faticosissimo intento di eliminare il berlusconismo che li spinge ancora a guardare cose come il GF, Barbara D’Urso e Minzolingua. E allora cominciamo.
Dunque, governo tecnico, Mario Monti (professore di economia, rettore e infine preside dell’università Boccini di Milano, commissario europeo dal 1994 al 2004, dal 2010 presidente Europeo della Commissione Trilaterale, europeista convinto) incaricato dal Presidente Napolitano di formare il nuovo esecutivo. Da qui le critiche. Chiaramente l’opinione pubblica è consapevole di dover notevolmente stringere la cintura sotto un governo Monti che adotterà imponenti misure drastiche (questo spiega la prevedibile mossa della Lega di passare all’opposizione), d’altronde per risanare un assai pesante debito pubblico che rischia di portarci alla rovina assoluta è necessario aprire il portafogli. Ma le critiche puntano il dito soprattutto contro la presunta sconfitta della politica e della democrazia di fronte ad un governo tecnico non eletto dal popolo. Come se fino ad oggi la politica abbia vinto. La repubblica parlamentare italiana, il bel paese là dove ‘l sì suona ha già perso con la caduta della scuola dei gladiatori a Pompei, con Nicole Minetti e il Trota consiglieri regionali in Lombardia, con volgari barzellette raccontate al termine di incontri istituzionali, con la derisione nei nostri confronti dei maggiori vertici internazionali, con Mara Carfagna (che fino a qualche mese prima ballava mezza nuda davanti a individui viscidi con la bava alla bocca) ministro delle pari opportunità (antitesi madornale che metterebbe in crisi Hegel se l’avesse vissuta) e Maria Stella Gelmini ministro della pubblica istruzione, dell’università e della ricerca, con gli Scilipoti, con l’intromissione della politica nella televisione pubblica, ma soprattutto con il lodo Alfano costituzionalizzato, con il processo breve, con il processo lungo, con la mafia all’interno dello Stato. Con che coraggio coloro che sono stati complici di tutto ciò ora parlano di sconfitta della democrazia? Inoltre, se si vuole porre la questione su un piano più tecnico, l’attuale legge elettorale è assolutamente antidemocratica. Essa infatti, prevedendo un premio di maggioranza di 340 seggi alla Camera per la coalizione che abbia ottenuto la maggioranza relativa dei voti (ricordiamo che alla Camera si ha un totale di 630 deputati), fa in modo che lo scenario parlamentare non rispecchi assolutamente quello politico, la volontà dei cittadini. Le ultime elezioni possono quindi essere definite come limpida espressione di democrazia? Inoltre i parlamentari che popolano le due Camere e che guadagnano in media € 17.000,00 al mese, esclusi tutte le varie aggiuntive e tutti gli enormi benefici e privilegi, quali la pensione vitalizia al termine della prima legislatura, costoro non sono stati scelti dagli italiani, ma nominati dai partiti. Interessante forma di democrazia. A questo punto, in un momento estremamente delicato come questo, caratterizzato da una crisi economica che il mondo occidentale non ha mai visto, un governo tecnico all’interno del quale siano presenti personalità competenti, serie e austere, non penso sia il peggiore dei mali, anzi. Un governo tecnico non teme di perdere le prossime elezioni istituendo una patrimoniale e facendo finalmente pagare chi non ha mai pagato e non solo i soliti noti, come ha subdolamente fatto il governo B. Un governo tecnico che finalmente si distacchi dalla malavita, dalle tangenti, dalle mazzette, dai favori, dai festini, dalla mediocrità, dall’indecenza, dalla retorica, dal populismo. Ovviamente potremo rimangiarci tutto da qui a poco, ma ora, all’inizio del percorso, le polemiche mi paiono sterili e senza fondamento, dal momento che i sacrifici li avremmo dovuti fare in qualsiasi caso, dato che purtroppo la ricchezza ancora non cresce sugli alberi. Staremo a vedere.
Lavinia Rozzo